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I decessi calano del 6,2% rispetto al 2020 ma il confronto con il 2020 “richiede cautela”, spiega l’istituto: i numeri dello scorso anno sono stati influenzati pesantemente dalla pandemia e molte denunce sono state tardive. Draghi ha annunciato pene più severe e immediate e collaborazione all’interno dell’azienda per individuare precocemente le debolezze in tema di sicurezza lavoro”

 

Le denunce di infortuni sul lavoro nei primi otto mesi del 2021 sono aumentate dell’8,5% rispetto allo stesso periodo del 2020. Quelli mortali sono stati 772, 95 in più rispetto alla rilevazione di luglio. Una strage che continua, quella che emerge dai nuovi dati Inail, nonostante il calo del 6,2% rispetto al 2020 che peraltro risulta poco significativo perché segnato dal lockdown. Il governo ha annunciato una stretta, che dovrebbe passare per il rafforzamento del potere di sospendere le attività in caso di violazioni. Ieri il premier Mario Draghi, dopo che si sono contati 10 morti in 24 ore, ha spiegato che si interverrà con “pene più severe e immediate e collaborazione all’interno dell’azienda per individuare precocemente le debolezze in tema di sicurezza lavoro”.

Gli incidenti mortali riguardanti lavoratrici donne sono passati da 83 a 78 (-6,0%), mentre quelle denunciati dalla componente maschile da 740 a 694 casi (-6,2%). In calo i decessi tra lavoratori italiani (da 700 a 663) e comunitari (da 41 a 25), mentre crescono quelli degli extracomunitari da 82 a 84. Tra i 15-19 anni ci sono stati 2 casi in più, tra i 25-29 anni 5 e tra 40-54 anni, l’aumento più significativo: 43. Calano solo le morti tra i 20-24 anni (-4 casi), i 30-39 anni (-12 casi) e per gli over 55 (-86 decessi, da 435 a 349). Ventinove operai sono morti in 12 incidenti plurimi, 17 dei quali stradali (in provincia di Bari, Torino, Ragusa, Bologna e Piacenza). Lo scorso anno le vittime erano state solo 6, in 12 infortuni, dei quali solo 6 per strada. Nello specifico 2021 i morti in itinere sono passati da 138 a 152 (+10,1%), mentre quelli in occasione di lavoro sono stati 65 in meno (da 685 a 620, -9,5%). La gestione industria e servizi è l’unica a fare registrare un segno negativo (-10,4%, da 721 a 646 denunce mortali). Gli altri settori sono molto più critici: l’agricoltura passa da 70 a 84 denunce (+20,0%), il conto Stato, da 32 a 42 (+31,3%). Particolarmente preoccupanti sono i numeri del Sud (da 165 a 211 casi mortali), mentre gli aumenti sono contenuti nel Nord-Est (da 161 a 167) e nel Centro (da 147 a 150). Unici territori che vedono una riduzione sono il Nord-Ovest (da 298 a 194) e le Isole (da 52 a 50).

Le denunce di incidenti presentate tra gennaio e agosto sono state 349.449, oltre 27mila in più rispetto allo stesso periodo del 2020. L’incremento riguarda quasi tutti i settori e coinvolge l’intero territorio nazionale, con picchi di crescita soprattutto in Basilicata, Molise e Campania. Si registra un +20,6% anche negli incidenti in itinere, cioè quelli verificatisi durante il tragitto da o per il luogo di lavoro. Le denunce di malattie professionali – contratte durante le attività – salgono invece del 31,5%. Il confronto con il 2020 “richiede cautela” – secondo l’Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro: i numeri sono infatti provvisori e influenzati fortemente dalla pandemia da Covid-19, con una serie di “denunce mortali tardive”, dipese dal contagio e risalenti soprattutto a marzo 2020.

L’andamento degli incidenti è stato decrescente nel primo trimestre 2021 (-11% rispetto allo stesso periodo del 202o), seguito però da un aumento notevole tra aprile e agosto (+26%). Il dato più allarmante è la crescita degli incidenti durante il percorso verso l’abitazione o il luogo di impiego: sono passati da 38.001 a 45.821, anche se il dato del 2020 è influenzato dal massiccio ricorso allo smart working dei primi tempi della pandemia. Nonostante la diminuzione del 32% nel primo bimestre di quest’anno, sono poi aumentati del 59% nel periodo marzo-agosto. Anche quelli avvenuti durante le attività lavorative registrano un lieve incremento del 6,9%: passano infatti da 284.131 a 303.628, con un calo del 10% tra gennaio e marzo 2021, seguito da una nuova risalita del 22% tra aprile-agosto. I settori produttivi più interessati dagli aumenti sono stati la gestione assicurativa Industria e servizi (+ 6, 9%, dai 279.792 casi del 2020 ai 299.147 del 2021), Agricoltura (+ 3,6%, da 17.164 a 17.786), il conto Stato (+ 29, 2% da 25.176 a 32.516). Le uniche riduzioni si registrano per l’Amministrazione pubblica (-6,5%) e per la Sanità e assistenza sociale. Nonostante gli infortuni in questo campo siano ancora numerosi – oltre 27mila denunce nei primi otto mesi di quest’anno – le denunce di infortuni durante il lavoro sono calate del 31,9%, rispetto ai 40mila dello stesso periodo del 2020: i numeri sono saliti del 164% del primo bimestre, ma scesi del 67% nel periodo marzo-giugno, per poi avere un lieve aumento dell’11% nel bimestre luglio-agosto.

A livello territoriale, una leggera flessione nel Nord-Ovest (-3,6%), non riesce a bilanciare l’incremento uniforme dei dati delle Isole (+16,5%), del Sud (+14,9%), del Centro (+14,5%) e del Nord-Est (+13,6%). In particolare diminuiscono i casi in Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia e Provincia autonoma di Trento, ma hanno un picco in Basilicata, Molise e Campania. L’aumento riguarda, in ottica di genere, soprattutto la componente maschile dei lavoratori (+14,7%, da 195.612 a 224.400 denunce). Invece per le donne si registra una lieve discesa (-1,2%, da 126.520 a 125.049). I lavoratori italiani infortunati sono stati circa il 7,8% in più rispetto al 2020, mentre quelli extracomunitari sono cresciuti del 14,5%, mentre quelli appartenenti a Paesi dell’Unione Europea sono stati solo il 2,5% in più. Infine l’analisi per classi di età mostra una flessione solo tra i 15-19enni (-0,7%), con incrementi per la fascia tra i 20 e i 49 anni (+9,9%) e tra gli over 50 (+3,5%)

Il dato sulle patologie professionali è invece fortemente influenzato dal Covid, non solo perché è stata l’infezione maggiormente diffusa in uffici e cantieri – insieme a tumori respiratori, malattie osteo-muscolare e del tessuto connettivo, del sistema nervoso e dell’orecchio -, ma anche perché il confronto con il 2020 è viziato dalle notifiche tardive di malattia, dovute dalla distanza temporale tra il contagio e l’evoluzione visibile della malattia. Lo scorso anno poi arresti e ripartenze delle attività produttive hanno ridotto l’esposizione al rischio di contrarre malattie professionali. Allo stesso tempo, lo stato di emergenza, le limitazioni alla circolazione stradale e gli accessi controllati a strutture sanitarie di vario genere hanno disincentivato e reso più difficoltoso al lavoratore la presentazione di eventuali denunce di malattia, rimandandola al 2021.

I casi protocollati dall’Inail quest’anno sono stati quindi 36.496. Anche in questo campo le percentuali sono quindi in salita (+31,5%), con 8.735 denunce in più rispetto allo stesso periodo del 2020: dopo la discesa del 26%, rispetto allo stesso periodo del 2020, tra gennaio-febbraio, hanno avuto un aumento del 66% tra marzo-agosto. In particolare i settori più interessati sono stati la gestione assicurativa dell’industria e servizi (+32,0%, da 22.729 a 30.009 casi), sia l’agricoltura (+29,5%, da 4.737 a 6.135) e il conto Stato (+19,3%, da 295 a 352), Mentre per quanto riguarda le le aree territoriali del Paese il Nord-Ovest segna un +24,4%, il Nord-Est +41,3%, il Centro +35,3%, il Sud +32,0% e le Isole +8,4%. L’aumento riguarda in particolare la componente femminile dei lavoratori, al contrario degli infortuni: le denunce di lavoratori uomini sono state 6.181 in più rispetto allo scorso anno (da 20.458 a 26.639, +30,2%), mentre quelle delle donne sono solo 2.554 in più, ma con un aumento da 7.303 a 9.857, cioè del 35,0%. Le denunce dei lavoratori italiani passano da 25.852 a 33.772 (+30,6%), quelle dei comunitari, da 649 a 860 (+32,5%), mentre per gli extracomunitari, da 1.260 a 1.864 (+47,9%).

 

 

 

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